Nel precedente post ho illustrato la proposta Monorchio-Salerno (http://lucamarinonilemieidee.blogspot.it/2012/08/proposta-di-riduzione-della-spesa.html);vi propongo ora una riflessione completa fatta dagli economisti del sito "Economy 2050" ( da cui ho preso la proposta) che spiegano dettagliatamete il motivo per cui la proposta, cosi' come progettata sarebbe di fatto inattuabile.
I presupposti e gli obbiettivi del tagliadebito decritti nella
proposta "Monorchio-Salerno", sono tutti condivisibili. Detto questo
entriamo nel merito dei singoli interventi ipotizzati dagli autori.
1- PATRIMONIO PUBBLICO
La creazione de "Il fondo patrimoniale degli italiani" avrebbe degli effetti indesiderati sul deficit;
i
dividendi degli aziende pubbliche non finirebbero piu' nelle casse
degli enti attuali proprietari; essendo stati conferiti tutti gli
immobili pubblici nel fondo, le amministrazioni dovrebbero tutte pagare
un canone di affitto (di mercato) al fondo come tutte le concessioni
pubbliche conferite non genererebbero piu' gettito per gli enti
concedenti. Inoltre, l'potesi di rendere esentasse i proventi del fondo
sottrarrebbe a tassazione almeno 30 miliardi annui di proventi (oltre al
valore delle eventuali rivalutazioni dei cespiti). Pertanto la pubblica
amministrazione avrebbe minori entrate e maggiori oneri che
inciderebbero sul bilancio pubblico.
Occorrerebbe fare una valutazione finanziaria del peso di questi effetti non secondari.
Non
e' chiaro se la proprieta' del fondo debba rimanere a maggioranza
pubblica: lo stato rinuncerebbe ad Eni ed Enel (per esempio) a favore di
soggetti finanziari istituzionali?
Altrettanto
oscuro e' il motivo per cui i beni conferiti debbano essere
necessariamente inallienabili. In particolare per il patrimonio
immobiliare, non ha alcun senso che venga detenuto in un fondo perpetuo;
dovrebbero essere previte modalita' di dismissioni in condizioni di
mercato favorevoli e tempi congrui con rimborso pro-quota (tassato)
ai proprietari del fondo da destinare all'abbattimento dei rispettivi
debiti, magari fissando per legge dei targhet minimi di dismissione
immobiliari,al mancato raggiungimento dei quali i gestori decadessero in
modo automatico.
Non e' previsto il caso di
un'eventuale riaqquisto da parte dello stato dell'intera proprieta' del
fondo:oggi appare secondario,ma in futuro potrebbe avere una valnza
strategica.
Inoltre e' stato tralaciato del tutto l'aspetto
dell'equilibrio patrimoniale delle istituzioni finanziarie obbligato
all'acquisto delle quote: queste di fatto, vedrebbero trasformato di
fatto il loro portafoglio di bond sovrani in quote di proprieta' con
cedola e scarsa vendibilita'.Se, ad esempio, Gemerali ed Unicredit da 50
miliardi di Btp si trovassero in portafolio 50 miliardi di capitale
proprietario (non cedibile facilmente), saranno considerate piu' solide?
In piu' banche e assicurazioni avrebbero dei benefici poco giustificabili (aiuti di stato?) se la cessione (swap) dei titoli di stato per pagare le quote del fondo avvenisse alla pari e non a valori di mercato.
2- PRESTITO FORZOSO
Il
prestito obbligatorio cui sarebbero costretti gli interlocutori della
pubblica amministrazione sembra una buona idea, in particolare perche' i
beni pubblici a basso rendimento dati in pagamento potrebbero essere
smobilizzati con facilita'. Alcuni aspetti, tuttavia non sono chiari.
Innanzitutto
la circostanza (come sembra) che anche i dipendenti pubblici (solo
statali?) verrebbero pagati in bond sovrani: e' prevedibile una
provabile insurrezione contro questa ipotesi.
Inoltre
per lo smobilizzo di titoli presso la Bce le banche subiscono dei costi
( taglio sul valore nominale) che, sembra di capire, sono a carico
dello stato e non sono stati quantificati.
Supponiamo
possano essere ingenti per le casse pubbliche, visto che e' presumibile
che verrebbero resi liquidi quasi tutti i 20 migliardi annui emessi: i
costi a carico dello stato vanno approfonditi.
Nel
progetto,poi, e' previsto (anche se non e' un punto imprescindibile)
che verrebbero pagati immediatamente per questa via anche i debiti fuori
bilancio della pubblica amministrazione verso i privati: questo
implicherebbe un balzo del debito pubblico immediato di 70-80 miliardi
di euro ( che poi verrebbe riassorbito negli anni) di dubbia convenienza
nel bilancio pubblico.
Infine,
il prestito forzoso implicherebbe, nei flussi di finanza pubblica, che
le spese (correnti e per investimenti) oggi coperte dalla fiscalita'
generale verrebbero trasformate in parte in debito pubblico, per cui si
libererebbe cassa sul bilancio pubblico. Provabbilmente la logica e' che
tale cassa venga utilizzata per comprare i titoli sovrani oggi sul
mercato (a piu' alto costo sul mercato): in questo modo,tuttavia, si
riducono gli intaressi sul debito pubblico complessivo, ma non scende
automaticamente lo stock di debito (se non, al massimo,in misura degli
intaressi risparmiati annualmente). Su questo aspetto sostanziale e'
necessaria maggiore chiarezza.
3- PATRIMONIO PRIVATO
L'idea
di mettere il patrimonio immobiliare privato al servizio del bene
pubblico, su base volontaria e senza conseguenze patrimoniali e'
coinvolgente. Sorgono pero' alcuni dubbi che ne minano la
realizzabilita' concreta.
Di
fatto tutta l'operazione si basa su un finanziamento di liquidita'
mostruoso da parte della Bce: 500 miliardi di euro in un solo colpo.
Sicuramente a Francoforte qualcuno avra' delle obiezioni, visto che il
titale degli affidamenti del sistema bancario italiano si attesta poco
sotto i 2mila miliardi di euro; l'aumento del 25% di credito concesso in
uno Stato interamente a carico della Bce e' un po irrituale. Tra'
l'altro, Francoforte dovrebbe sterilizzare tale importo altrimenti
creerebbe moneta e per di piu' tutta a vantaggio di un singolo paese
dell'eurozona. L'operazione sarebbe simile ad un Ltro, ma a solo
beneficio delle banche italiane e finalizzato unicamente
all'abbattimento del debito italiano. In pratica, non avendo l'Italia le
risorse per ricomprarsi il proprio debito, lo si chiede in prestito
alla Bce. E il prestito andrebbe rinnovato per molti anni.
Il
sistema bancario,poi, si troverebbe invischiato, in un'operazione che
di fatto non determina profitti di alcuun tipo, nonostante le imponenti
masse in gioco. Poco male, ma verrebbe compromessa la redditivita'
prospettica (e il valre di mercato) a fronte di un'incremento
dell'esposizione al rischio-Italia.
Da questo nasce un dubbio: siamo sicuri che poi le banche avrebbero
capitali e risorse per finanziare imprenditoriali produttive?
L'operazione
e' congeniata in modo che la vera garanzia all'istitto di credito al
corretto pagamento delle rate deriva dall'esistenza del titolo di stato
acquistato grazie al mutuo. Sarebbe prudente quindi, trovare il modo
diancorare i bond speciali al mutuo:main tal modo,oltre all'ipoteca,vi
sarebbe anche una soerta di garanzia pignoratizia sui bond acquistati
con il mutuo, tutti a carico del cittadino.
Per
di piu',per l'occasione, bisogerebbe provabbilmente modificare il
calcolo degli intaressi sui mutui adottato dal sistema bancario
nazionale (ammortamento alla francese), altrimenti si rischierebbe di
non avere l'equilibrio di entrate-uscite nei primi anni del mutuo;
sull'adozione di un sistema di calcolo degli intaressi meno vantaggioso
si ritiene vi sarebbe una strenua resistenza delle banche, per cui
bisonerebbe creare una sorta di compensazione (a carico dello stato).
Si
vede quindi, una grave freno alla cedibilita' degli immobili: vendere
una casa senza ipoteche e' oggi difficile,venderne una ipotecata e'
impossibile.E com unque il compratore potrebbe ricorrere al credito
bancario in misura inferiore ( se la banca accetta un'ipoteca
subordinata); a meno di non prevedere che con la vendita dell'immobile,
si ceda anche il mutuo,il bond sovrano i beneficii fiscale connessi
(soluzione un po macchinosa).
Un'evidente
effetto pervwerso e che verranno proporzionalmente avantaggiati i
grandi proprietari immobiliari: aderendo alla proposta chi possieda
miglioni di euro in immobili non paghera' alcuna imposta sulla sua
ricchezza. Non mi sebra una soluzione socialmente equa, specie in un
paese che comunque avra' bisogno di tenere la pressione fiscale alta per
anni e nell'ottica (europea) dello spostamento della tassazione dal
lavoro al patrimonio.
Le
minori entrate da imposte sugli immobili,inoltre, impatterebbe
negativamente sul deficit per qualche miliardo. La proposta non
approfondisce le minori entrate causate dall'incetivo fiscale di
esenzione: quanto costerebbe al tesoro ( e soprattutto ai comuni,che
vorranno essere compensati)
l'esenzione totale da imposte per venti anni su buona parte del patrimonio immobiliare privato italiano?
CONCLUSIONI
La proposta Monorchio-Salerno appare complessa,coinvogente,plausibile,anche affascinante ma impraticabile.
Allo
stato attuale, mancano molti riscontri contabili sostanziabili a
livello di impatto sul deficit pubblico a causa delle molteplici mancate
entrate. Si teme che i costi correnti siano troppo elevati.
Qualora
si riuscisse a deteminare la convenienza sul deficit in termini
finanziari (cosa non scontata), bisognerebbe introdurre a livello
normativo qualche clausola di garanzia che impedisca alla politica di
far saltare il programma in corso d'opera.
Immaginiamo
cosa potrebbe succedere nel momento in cui il debito iniziasse a
scendere, pur in presenza di vincoli dello stato di durata ventennale ( e
su alcuni aspetti quarantennali): assunzioni, sperse e magari pensioni
come ai "bei" tempi andati (quelli che anno prodotto l'attuale debito).
Il
debito pubblico verrebbe sottratto alle bizze dei mercati
internazionali, ma tornerebbe sotto l'influenza politico-bancaria
nazionale: infatti tornato quasi iteramente in mani italiane, verrebbe
del tutto sottratto al giudizio dei mercati finanziari. Questo e'
un'aspetto positivo in generale, ma non forse in Italia: il rischio di
inefficenze allocative del risparmio italiano sarebbe molto elevato,
come pultroppo gia' accaduto in passato.
Il
sistema di tassazione verrebbe fortemente distorto a favore delle
rendite patrimoniali,sia sul "fondo patrimoniale degli italiani"(
avantaggio delle istituzioni finanziarie), che sugli immobili privati ( a
vantaggio dei grandi patrimoni). Si ritiene che il tagliadebito
ingesserebbe l'attuale sistema fiscale, penalizzante per il lavoro,
visto che la gran parte del debito andrebbe abbattuta attraverso la
fiscalita'generale. Percio' i livelli impositivi verrebbero di fatto
mantenuti per due decenni, ma riducendo il peso della tassazione sui
patrimoni e lasciando intatta la pressione fiscale sul lavoro ( la piu'
alta d'europa e uno dei maggiori svantaggi competitivi del nostro
sistema produttivo).
Il
sistema bancario diventerebbe il puntello del debito pubblico,
riaccuisendo una centralita' parapubblica: avrebbe la proprieta' di
parte del patrimonio pubblico, emetterebbe mutui in quantita' enorme a
fronte di qualche contropartita (anche solo politica), sconterebbe (con
spese a carico dello stato) bond a basso rendimento, sarebbe meno solido
in termini di patrimonio ( e quindi piu' dipendente dalla politica).
Bisogna anche considerare che le norme internazionali sulla solidita' patrimoniale del capitale bancario rendono irrealizzabile il punto 1 della proposta,
date le cifre in gioco. E questo non perche' l'idea di un fondo
patrimoniale non sia convincente, ma in quanto le istituzioni
finanziarie italiane non anno le risorse per finanziario massicciamente.
Si
ritiene comunque, che il punto interrogativo maggiore e' a Francoforte:
difficilmente verrebbe concessa la liquidita' necessaria per
valorizzare il patrimonio privato per mezzo di mutui ipotecari.
Si ritiene, pertanto, che il punto tre' della proposta sia inattuabile.
Fonte del post:
http://www.economy2050.it/debito-pubblico-monorchio-salerno-non-puo-funzionare/
Post originale delle considerazioni:
http://www.economy2050.it/debito-pubblico-monorchio-salerno-non-puo-funzionare/
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