lunedì 20 agosto 2012

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA PROPOSTA MONORCHIO-SALERNO

Nel precedente post ho illustrato la proposta Monorchio-Salerno (http://lucamarinonilemieidee.blogspot.it/2012/08/proposta-di-riduzione-della-spesa.html);vi propongo ora una riflessione completa fatta dagli economisti del sito "Economy 2050" ( da cui ho preso la proposta) che spiegano dettagliatamete il motivo per cui la proposta, cosi' come progettata sarebbe di fatto inattuabile.


I presupposti e gli obbiettivi del tagliadebito decritti nella proposta "Monorchio-Salerno", sono tutti condivisibili. Detto questo entriamo nel merito dei singoli interventi ipotizzati dagli autori.

  1- PATRIMONIO PUBBLICO
La creazione de  "Il fondo patrimoniale degli italiani" avrebbe degli effetti indesiderati sul deficit;
i dividendi degli aziende pubbliche non finirebbero piu' nelle casse degli enti attuali proprietari; essendo stati conferiti tutti gli immobili pubblici nel fondo, le amministrazioni dovrebbero tutte pagare un canone di affitto (di mercato) al fondo come tutte le concessioni pubbliche conferite non genererebbero piu' gettito per gli enti concedenti. Inoltre, l'potesi di rendere esentasse i proventi del fondo sottrarrebbe a tassazione almeno 30 miliardi annui di proventi (oltre al valore delle eventuali rivalutazioni dei cespiti). Pertanto la pubblica amministrazione avrebbe minori entrate e maggiori oneri che inciderebbero sul bilancio pubblico.
Occorrerebbe fare una valutazione finanziaria del peso di questi effetti non secondari.
Non e' chiaro se la proprieta' del fondo debba rimanere a maggioranza pubblica: lo stato rinuncerebbe ad Eni ed Enel (per esempio) a favore di soggetti finanziari istituzionali?
Altrettanto oscuro e' il motivo per cui i beni conferiti debbano essere necessariamente inallienabili. In particolare per il patrimonio immobiliare, non ha alcun senso che venga detenuto in un fondo perpetuo; dovrebbero essere previte modalita' di dismissioni in condizioni di mercato favorevoli e tempi congrui con rimborso pro-quota (tassato) ai proprietari del fondo da destinare all'abbattimento dei rispettivi debiti, magari fissando per legge dei targhet minimi di dismissione immobiliari,al mancato raggiungimento dei quali i gestori decadessero in modo automatico.
Non e' previsto il caso di un'eventuale riaqquisto da parte dello stato dell'intera proprieta' del fondo:oggi appare secondario,ma in futuro potrebbe avere una valnza strategica.

Inoltre e' stato tralaciato del tutto l'aspetto dell'equilibrio patrimoniale delle istituzioni finanziarie obbligato all'acquisto delle quote: queste di fatto, vedrebbero trasformato di fatto il loro portafoglio di bond sovrani in quote di proprieta' con cedola e scarsa vendibilita'.Se, ad esempio, Gemerali ed Unicredit da 50 miliardi di Btp si trovassero in portafolio 50 miliardi di capitale proprietario (non cedibile facilmente), saranno considerate piu' solide?
In piu' banche e assicurazioni avrebbero dei benefici poco giustificabili (aiuti di stato?) se la cessione (swap) dei titoli di stato per pagare le quote del fondo avvenisse alla pari e non a valori di mercato.

2- PRESTITO FORZOSO

Il prestito obbligatorio cui sarebbero costretti gli interlocutori della pubblica amministrazione sembra una buona idea, in particolare perche' i beni pubblici a basso rendimento dati in pagamento potrebbero essere smobilizzati con facilita'. Alcuni aspetti, tuttavia non sono chiari.

Innanzitutto la circostanza (come sembra) che anche i dipendenti pubblici (solo statali?) verrebbero pagati in bond sovrani: e' prevedibile una provabile insurrezione contro questa ipotesi.

Inoltre per lo smobilizzo di titoli presso la Bce le banche subiscono dei costi ( taglio sul valore nominale) che, sembra di capire, sono a carico dello stato e non sono stati quantificati.
Supponiamo possano essere ingenti per le casse pubbliche, visto che e' presumibile che verrebbero resi liquidi quasi tutti i 20 migliardi annui emessi: i costi a carico dello stato vanno approfonditi.

Nel progetto,poi, e' previsto (anche se non e' un punto imprescindibile) che verrebbero pagati immediatamente per questa via anche i debiti fuori bilancio della pubblica amministrazione verso i privati: questo implicherebbe un balzo del debito pubblico immediato di 70-80 miliardi di euro ( che poi verrebbe riassorbito negli anni) di dubbia convenienza nel bilancio pubblico.

Infine, il prestito forzoso implicherebbe, nei flussi di finanza pubblica, che le spese (correnti e per investimenti) oggi coperte dalla fiscalita' generale verrebbero trasformate in parte in debito pubblico, per cui si libererebbe cassa sul bilancio pubblico. Provabbilmente la logica e' che tale cassa venga utilizzata per comprare i titoli sovrani oggi sul mercato (a piu' alto costo sul mercato): in questo modo,tuttavia, si riducono gli intaressi sul debito pubblico complessivo, ma non scende automaticamente lo stock di debito (se non, al massimo,in misura degli intaressi risparmiati annualmente). Su questo aspetto sostanziale e' necessaria maggiore chiarezza.

3- PATRIMONIO PRIVATO

L'idea di mettere il patrimonio immobiliare privato al servizio del bene pubblico, su base volontaria e senza conseguenze patrimoniali  e' coinvolgente. Sorgono pero' alcuni dubbi che ne minano la realizzabilita' concreta.
Di fatto tutta l'operazione si basa su un finanziamento di liquidita' mostruoso da parte della Bce: 500 miliardi di euro in un solo colpo. Sicuramente a Francoforte qualcuno avra' delle obiezioni, visto che il titale degli affidamenti del sistema bancario italiano si attesta poco sotto i 2mila miliardi di euro; l'aumento del 25% di credito concesso in uno Stato interamente a carico della Bce e' un po irrituale. Tra' l'altro, Francoforte dovrebbe sterilizzare tale importo altrimenti creerebbe moneta e per di piu' tutta a vantaggio di un singolo paese dell'eurozona. L'operazione sarebbe simile ad un Ltro, ma a solo beneficio delle banche italiane e finalizzato unicamente all'abbattimento del debito italiano. In pratica, non avendo l'Italia le risorse per ricomprarsi il proprio debito, lo si chiede in prestito alla Bce. E il prestito andrebbe rinnovato per molti anni.
Il sistema bancario,poi, si troverebbe invischiato, in un'operazione che di fatto non determina profitti di alcuun tipo, nonostante le imponenti masse in gioco. Poco male, ma verrebbe compromessa la redditivita' prospettica (e il valre di mercato) a fronte di un'incremento dell'esposizione al rischio-Italia. Da questo nasce un dubbio: siamo sicuri che poi le banche avrebbero capitali e risorse per finanziare imprenditoriali produttive?

L'operazione e' congeniata in modo che la vera garanzia all'istitto di credito al corretto pagamento delle rate deriva dall'esistenza del titolo di stato acquistato grazie al mutuo. Sarebbe prudente quindi, trovare il modo diancorare i bond speciali al mutuo:main tal modo,oltre all'ipoteca,vi sarebbe anche una soerta di garanzia pignoratizia sui bond acquistati con il mutuo, tutti a carico del cittadino.
Per di piu',per l'occasione, bisogerebbe provabbilmente modificare il calcolo degli intaressi sui mutui adottato dal sistema bancario nazionale (ammortamento alla francese), altrimenti si rischierebbe di non avere l'equilibrio di entrate-uscite nei primi anni del mutuo; sull'adozione di un sistema di calcolo degli intaressi meno vantaggioso si ritiene vi sarebbe una strenua resistenza delle banche, per cui bisonerebbe creare una sorta di compensazione (a carico dello stato).

Si vede quindi, una grave freno alla cedibilita' degli immobili: vendere una casa senza ipoteche e' oggi difficile,venderne una ipotecata e' impossibile.E com unque il compratore potrebbe ricorrere al credito bancario in misura inferiore ( se la banca accetta un'ipoteca subordinata); a meno di non prevedere che con la vendita dell'immobile, si ceda anche il mutuo,il bond sovrano i beneficii fiscale connessi (soluzione un po macchinosa).

Un'evidente effetto pervwerso e che verranno proporzionalmente avantaggiati i grandi proprietari immobiliari: aderendo alla proposta chi possieda miglioni di euro in immobili non paghera' alcuna imposta sulla sua ricchezza. Non mi sebra una soluzione socialmente equa, specie in un paese che comunque avra' bisogno di tenere la pressione fiscale alta per anni e nell'ottica (europea) dello spostamento della tassazione dal lavoro al patrimonio.

Le minori entrate da imposte sugli immobili,inoltre, impatterebbe negativamente sul deficit per qualche miliardo. La proposta non  approfondisce le minori entrate causate dall'incetivo fiscale di esenzione: quanto costerebbe al tesoro ( e soprattutto ai comuni,che vorranno essere compensati)
l'esenzione totale da imposte per venti anni su buona parte del patrimonio immobiliare privato italiano?

CONCLUSIONI

La proposta Monorchio-Salerno appare complessa,coinvogente,plausibile,anche affascinante ma impraticabile.
Allo stato attuale, mancano molti riscontri contabili sostanziabili a livello di impatto sul deficit pubblico a causa delle molteplici mancate entrate. Si teme che i costi correnti siano troppo elevati.
Qualora si riuscisse a deteminare la convenienza sul deficit in termini finanziari (cosa non scontata), bisognerebbe introdurre a livello normativo qualche clausola di garanzia che impedisca alla politica di far saltare il programma in corso d'opera.  
Immaginiamo cosa potrebbe succedere nel momento in cui il debito iniziasse a scendere, pur in presenza di vincoli dello stato di durata ventennale ( e su alcuni aspetti quarantennali): assunzioni, sperse e magari pensioni come ai "bei" tempi andati (quelli che anno prodotto l'attuale debito).
Il debito pubblico verrebbe sottratto alle bizze dei mercati internazionali, ma tornerebbe sotto l'influenza politico-bancaria nazionale: infatti tornato quasi iteramente in mani italiane, verrebbe del tutto sottratto al giudizio dei mercati finanziari. Questo e' un'aspetto positivo in generale, ma non forse in Italia: il rischio di inefficenze allocative del risparmio italiano sarebbe molto elevato, come pultroppo gia' accaduto in passato.
Il sistema di tassazione verrebbe fortemente distorto a favore delle rendite patrimoniali,sia sul "fondo patrimoniale degli italiani"( avantaggio delle istituzioni finanziarie), che sugli immobili privati ( a vantaggio dei grandi patrimoni). Si ritiene che il tagliadebito ingesserebbe l'attuale sistema fiscale, penalizzante per il lavoro, visto che la gran parte del debito andrebbe abbattuta attraverso la fiscalita'generale. Percio' i livelli impositivi verrebbero di fatto mantenuti per due decenni, ma riducendo il peso della tassazione sui patrimoni e lasciando intatta la pressione fiscale sul lavoro ( la piu' alta d'europa e uno dei maggiori svantaggi competitivi del nostro sistema produttivo).
Il sistema bancario diventerebbe il puntello del debito pubblico, riaccuisendo una centralita' parapubblica: avrebbe la proprieta' di parte del patrimonio pubblico, emetterebbe mutui in quantita' enorme a fronte di qualche contropartita (anche solo politica), sconterebbe (con spese a carico dello stato) bond a basso rendimento, sarebbe meno solido in termini di patrimonio ( e quindi piu' dipendente dalla politica).

Bisogna anche considerare che le norme internazionali sulla solidita' patrimoniale del capitale bancario rendono irrealizzabile il punto 1 della proposta, date le cifre in gioco. E questo non perche' l'idea di un fondo patrimoniale non sia convincente, ma in quanto le istituzioni finanziarie italiane non anno le risorse per finanziario massicciamente.
 Si ritiene comunque, che il punto interrogativo maggiore e' a Francoforte: difficilmente verrebbe concessa la liquidita' necessaria per valorizzare il patrimonio privato per mezzo di mutui ipotecari.

Si ritiene, pertanto, che il punto tre' della proposta sia inattuabile.     

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